Numismatica

Carlo di Borbone: i ritratti del nuovo Re di Sicilia

di Francesco Di Rauso

Carlo di Borbone in un dipinto di Francesco Liani (collezione privata)

Un doveroso ringraziamento al dr. Salvatore D’Auria e Gennaro Paolo Pisanti per la preziosa collaborazione.

La prima medaglia siciliana di Carlo di Borbone datata 1735, commemora la rituale incoronazione e unzione nel Duomo di Palermo avvenuta in quell’anno. Secondo un’attenta analisi su alcuni esemplari apparsi finora su varie pubblicazioni e cataloghi d’asta, risulta che esistono diverse varianti sia per il dritto che per il rovescio, per ognuna delle quali il diametro può variare di alcuni millimetri, essendo la medaglia coniata a “conio libero”. Le medaglie, a differenze delle monete, vennero battute in un esiguo numero di pezzi e sopravvissute fino ai giorni nostri in pochissimi esemplari, per cui, parlare di varianti per una tipologia già di per se estremamente rara [1] è cosa davvero insolita. Essa commemora un avvenimento di grande importanza storica per i Borbone e per questo, l’artista Livio Vittorio Scheper incise su questo conio un messaggio molto chiaro. La vigorosa capigliatura e l’espressione orgogliosa del giovane Carlo sono elementi carichi di realismo e riscontrabili in tutte le sue medaglie. In generale, le medaglie sono sempre state considerate come il miglior mezzo di propaganda, su di esse la raffigurazione del sovrano trasmette potenza e sicurezza e Carlo di Borbone non deluse certo le aspettative.

Partito dalla Spagna a capo di un grande esercito messogli a disposizione dal padre Filippo V e comandato dal Duca di Montemar, conquistò nel giro di pochi mesi i Regni di Napoli e di Sicilia trovando scarsa resistenza da parte dell’esercito austriaco (quest’ultimo occupava i due reami rispettivamente dal 1707 e dal 1720), in seguito, il nuovo sovrano fu liberatore e padre della patria, dedito a svolgere ogni qualsiasi azione per il bene dei suoi regni. Un sovrano che ancora oggi, a distanza di oltre due secoli e mezzo, mette d’accordo tutti gli storiografi sulle sue inusitate doti di condottiero e sovrano. Nei suoi venticinque anni di regno, grazie al suo buongoverno, vi fu una miglioria generale ed i suoi reami non furono più province di imperi decadenti ma nazioni europee, egli dette inizio alla costruzione di opere grandiose, molte delle quali di indubbia utilità sociale, sorsero cantieri ovunque: strade, ponti, ospedali, porti e soprattutto la formazione di un esercito e di una marina nazionale autoctona (queste ultime non più dipendenti dalla Spagna). Gli avvenimenti più significativi vennero immortalati nelle medaglie e la protagonista di questo articolo è la prima della serie.

Eviterò di soffermarmi su biografie o avvenimenti in particolare, già abbondantemente narrati da alcuni miei illustri predecessori, piuttosto, cercherò di focalizzare l’attenzione sulla sopra-citata medaglia palermitana che insieme alla già nota serie di monete dell’Incoronazione (datate 1735), commemora il primo dei più fausti avvenimenti del Regno di Sicilia che vide come protagonista il Duomo di Palermo. Verranno presentate ben quattro diverse varianti riguardanti in modo particolare, al dritto, il ritratto e le varie legature dei capelli ed al rovescio, alcune altrettanto evidenti. Tutto ciò, verrà evidenziato attraverso ingrandimenti e confronti tra i vari esemplari presi in esame. Prima di giungere nell’argomento, desidero ringraziare in modo particolare il dr. Salvatore D’Auria per aver avuto la genialità di indagare le prime tre medaglie ed aver contribuito al corretto metodo di catalogazione e di inquadramento delle prime medaglie borboniche siciliane. Nel suo volume “Il Medagliere”[2], vengono riportati alcuni passi di Orazio dai quali vennero estrapolati i motti per il rovescio di queste medaglie (mi riferisco alle prime tre medaglie datate 1735, rif. D’Auria 1, 2 e 3). Grazie a questa scoperta è stato possibile porle nella loro precisa sequenza cronologica, ponendo, ad esempio, alla numero 1 questa del 1735 per l’incoronazione ed unzione nel Duomo di Palermo (rif. D’Auria 1) e non quella successiva come creduto da Ricciardi (rif. Ricciardi 1).

Il motto al rovescio “SUPPLEX PATEFECIT AULAM” (rif. Ricciardi 2 e D’Auria 1) e della medaglia successiva

Medaglia 1735 per l'incoronazione di Carlo e il ritorno dei Regni di Napoli e di Sicilia all'autonomia dinastica. Clicca sull'immagine per ingrandire

PERACTIS IMPERIIS DECUS” (rif. Ricciardi 1 e D’Auria 2) e di quella successiva ancora

Medaglia arg. 1735 per l'incoronazione di Carlo e la maestà dell'impero estesa. Immagine di Salvatore D'Auria, riproduzione vietata. Clicca per ingrandire

PORRECTA MAIESTAS” (rif. Ricciardi manca e D’Auria 3) sono motti a tema suggeriti dai dotti dell’epoca. Si tratta, come sopraccennato, di frasi estrapolate da alcuni passi di Orazio. Qui di seguito il primo.

CARMINA LIBER IV:

NAM TIBI QUODIE PORTUS ALEXANDREA SUPPLEX ET VACUAM PATEFECIT AULAM FORTUNA LUSTRO PROSPERA TERTIO BELLI SECUNDOS REDDIDIT EXITUS LAUDEM QUE ET OPTATUM PERACTIS IMPERIIS DECUS ARROGAVIT.

... PER QUOS LATINUM NOMEN ET ITALAE CREVERE VIRES FAMAQUE ET IMPERII PORRECTA MAIESTAS AD ORTUS SOLIS AB HESPERIO CUBILI.

Fonte: D’Auria, Il Medagliere. Pagina 30/31.

In mancanza di documentazione d’epoca riguardante l’ordine cronologico di dette varianti, ritengo opportuno presentarle in ordine cronologico di apparizione sul mercato numismatico. Sarebbe magari più logico metterle in ordine di grandezza crescente dell’effigie ma non ritengo sia corretto, per il semplice motivo che, ad esempio, il conio di quella con un’effigie più grande non venne certamente inciso con l’aggiunta di capelli al precedente, bensì prodotto ex novo, in quanto, del tutto differente in ogni suo particolare. Questa medaglia ha la particolarità di essere stata battuta a conio libero, cioè senza l’utilizzo della ghiera di contenimento dei bordi (Virola), ciò è riscontrabile nell’irregolarità e decentratura lungo i bordi e dal fatto che il diametro varia da un minimo di 45,5 ad un massimo di 48 mm, si tratta di un particolare poco importante e non influente sul giudizio riguardo l’importanza o la qualità della medaglia, infatti, quasi tutti gli esemplari potrebbero variare come diametro. Nelle didascalie di quelli presi in esame sono riportati i diversi diametri, alcuni di questi sono stati verificati personalmente, mentre per altri, in particolare per quelli delle immagini estrapolate da vecchi cataloghi d’asta mi sono attenuto a riportare le misure dichiarate in essi.

1. clicca sull'immagine per ingrandire

Livio Vittorio Scheper

Medaglia 1735. Ø 48 mm. Coniata a Palermo. Per l’incoronazione di Carlo e unzione nel Duomo di Palermo.

Al dr./ CAROLO D.G.VTR.SIC. ET HIER.REGI HISP.INF. Busto del Re a destra, con parrucca e corona di fronde di alloro. Indossa il manto e la corazza con Egida. All'esergo, S.P.Q.P. (Il Senato ed il popolo palermitano)

Al rov./ SVPPLEX PATEFECIT AVLAM (Il popolo[3] supplichevole aprì la reggia). A sinistra, il Re stante con corazza e manto, riceve la Reale corona da un vecchio genuflesso (il Genio di Palermo); ai suoi piedi, un serpente, nello sfondo, un edificio e delle nuvole in alto. All'esergo, L.V.S. F. (Livio Vittorio Scheper fecit) CICDCCXXXV.

(Ricciardi 2. D’Auria 1)

Fonte dell’immagine: Varesi, asta 6, Novembre 1989, catalogo della vendita, lotto 1209.

La medaglia nell’immagine 1 proviene dal catalogo Varesi del Novembre 1989 e si differenzia da quella illustrata nel D’Auria in diversi punti sia al dritto che al rovescio. L’effigie al dritto ha una capigliatura di dimensioni maggiori e presenta una chioma molto più folta, il nastro che lega la capigliatura è sciolto. Come accennato poc’anzi, a causa del metodo di coniazione senza l’utilizzo della virola, questa ha un diametro di 48 mm (come dichiarato nel catalogo d’asta Varesi), superiore quindi ai 45,5 dell’esemplare illustrato nel D’Auria, questa differenza si nota chiaramente per mezzo della presenza di un doppio bordo del tondello oltre la leggenda. Al rovescio la firma dell’incisore all’esergo è abbreviata in L. V. S. F. (Livio Vittorio Scheper fecit) Questa variante inoltre è la stessa della medaglia illustrata nel Ricciardi (cfr. Ricciardi 2).

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Livio Vittorio Scheper

Medaglia 1735. Ø 45,5 mm. Coniata a Palermo. Per l’incoronazione di Carlo e unzione nel Duomo di Palermo.

Al dr./ CAROLO D.G.VTR.SIC. ET HIER.REGI HISP.INF. Busto del Re a destra, con parrucca e corona di fronde di alloro. Indossa il manto e la corazza con Egida. All'esergo, S.P.Q.P. (Il Senato ed il popolo palermitano)

Al rov./ SVPPLEX PATEFECIT AVLAM (Il popolo supplichevole aprì la reggia). A sinistra, il Re stante con corazza e manto, riceve la Reale corona da un vecchio genuflesso (il Genio di Palermo); ai suoi piedi, un serpente, nello sfondo, un edificio e delle nuvole in alto. All'esergo, L.V.SCHEPER F. (Livio Vittorio Scheper fecit) CICDCCXXXV.

(Ricciardi 2. D’Auria 1)

Fonte dell’immagine: Christie’s, catalogo della vendita, 30 Aprile 1992.

La medaglia nell’immagine 2 ha la capigliatura meno folta rispetto a quella dell’immagine 1 ed il nastro che lega la capigliatura è sciolto e pendente verso il basso. Al rovescio la firma dell’incisore all’esergo è abbreviata in L. V. SCHEPER F. (Livio Vittorio Scheper fecit).

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Livio Vittorio Scheper

Medaglia 1735. Ø 45,5 mm (sic). Coniata a Palermo. Per l’incoronazione di Carlo e unzione nel Duomo di Palermo.

Al dr./ CAROLO D.G.VTR.SIC. ET HIER.REGI HISP.INF. Busto del Re a destra, con parrucca e corona di fronde di alloro. Indossa il manto e la corazza con Egida. All'esergo, S.P.Q.P. (Il Senato ed il popolo palermitano)

Al rov./ SVPPLEX PATEFECIT AVLAM (Il popolo supplichevole aprì la reggia). A sinistra, il Re stante con corazza e manto, riceve la Reale corona da un vecchio genuflesso (il Genio di Palermo); ai suoi piedi, un serpente, nello sfondo, un edificio e delle nuvole in alto. All'esergo, L.V.SCHEPER (Livio Vittorio Scheper) CICDCCXXXV.

(Ricciardi 2. D’Auria 1)

Fonte dell’immagine: Salvatore D’Auria, Il Medagliere. Pagina 28

La medaglia nell’immagine 3 ha la capigliatura di dimensioni e foltezza simili alla precedente ma presenta il nastro che lega la capigliatura annodato a fiocco anziché sciolto. Al rovescio la firma dell’incisore all’esergo è abbreviata in L. V. SCHEPER F. (Livio Vittorio Scheper fecit).

4. clicca sull'immagine per ingrandire

Livio Vittorio Scheper

Medaglia 1735. Ø 46 mm (sic). Coniata a Palermo. Per l’incoronazione di Carlo e unzione nel Duomo di Palermo.

Al dr./ CAROLO D.G.VTR.SIC. ET HIER.REGI HISP.INF. Busto del Re a destra, con parrucca e corona di fronde di alloro. Indossa il manto e la corazza con Egida. All'esergo, S.P.Q.P. (Il Senato ed il popolo palermitano)

Al rov./ SVPPLEX PATEFECIT AVLAM (Il popolo supplichevole aprì la reggia). A sinistra, il Re stante con corazza e manto, riceve la Reale corona da un vecchio genuflesso (il Genio di Palermo); ai suoi piedi, un serpente, nello sfondo, un edificio e delle nuvole in alto. All'esergo, L. V. S. F. (Livio Vittorio Scheper fecit) CICDCCXXXV.

(Ricciardi 2. D’Auria 1)

Fonte dell’immagine: Varesi, asta 49, Aprile 2007, catalogo della vendita, lotto 68. Già ex asta Christie’s, 2003, lotto 712.

La medaglia nell’immagine 4 ha la capigliatura meno folta rispetto alla prima e, come per l’esemplare illustrato nel D’Auria, il nastro per la legatura della chioma rigidamente annodato a fiocco. Al rovescio la firma dell’incisore all’esergo è abbreviata in L. V. S. F. (Livio Vittorio Scheper fecit).

Di seguito alcuni confronti sulle diverse effigi.

1A-2A-3A-4A. Clicca sull'immagine per ingrandire

Tra le quattro effigi (immagini 1A, 2A, 3A e 4A) si notino le tante differenze riguardanti la capigliatura che in alcuni casi si presenta con una diversa predisposizione dei boccoli e la capigliatura più o meno folta. Dette differenze sono più sostanziali se si prende in esame la parte compresa tra il nastro per la legatura e gli ultimi boccoli pendenti sulla spalla. Da notare inoltre, le varianti riguardanti il mascherone sul petto.

1B-2B-3B-4B. Clicca sull'immagine per ingrandire

Come per i dritti anche i rovesci si differenziano in maniera sostanziale tra loro. Le varianti più evidenti sono quelle riguardanti la predisposizione e la dimensione delle scritte, delle nuvole e dell’edificio, nonché nel diverso senso di arrotolamento del serpente ai piedi del Genio di Palermo. Negli esemplari 2 e 3 inoltre vi è posizionato un punto dopo il numerale V (5) della data. Le firma dell’incisore all’esergo risulta abbreviata in diversi modi: “L. V. S. F.” (Livio Vittorio Scheper Fecit) per gli esemplari 1 e 4 e “L. V. SCHEPER F”. per gli esemplari 2 e 3. Ritengo inoltre impossibile stabilire con certezza quali siano i gradi di rarità per ognuna di questa variante e non si esclude che in futuro ne possano venir fuori altre.


“ ... Il Re Carlo di Borbone partito da Napoli il 3 Gennaio 1735, si trattenne in principato Ultra, Puglie, Basilicata e Calabrie, fino alla metà del Marzo, quando gli giunse la nuova che tutta l’isola era sottomessa, meno Siracusa e Trapani. Si imbarcò alla marina di Palmi, e sbarcò a Messina, ove si trattenne fino al 18 Maggio, quando partì per Palermo per via di mare. Dopo entrata trionfale nel 31 del detto mese, convocò nel Duomo i tre ceti del parlamento, e i tre notabili per nobiltà e grado, e compiuti i sacri riti, montò sul trono e ad alta voce, tenendo la mano sul Vangelo, giurò di mantenere i diritti del popolo, le ragioni del parlamento e i privilegi della città, invitando i presenti a giurargli obbedienza e fedeltà. Tutti giurarono, e al terzo giorno nella chiesa istessa, vi fu l’unzione e coronazione di Carlo, simile alle precedenti di altri 18 Re coronati in quel tempio, ma più magnifica per pompa e ricchezza, dice il Colletta, poiché la corona pesante 19 Once, di oro, argento e pietre preziose, costava un milione e quattrocentoquaranta mila Ducati. Fu in quell’occasione, prosegue il Colletta, cioè nel 3 Luglio, che il Re fece emettere monete d’oro, le “Once”, e d’argento le “mezze Pezze” col motto FAUSTO CORONATIONIS ANNO che i tesorieri per tutto il cammino della chiesa alla reggia, gettavano a pioggia al popolo. Qui non è esatto il Colletta, poiché il Borbone fece coniare anche le Piastre, che oggi vediamo nei musei e nelle collezioni private, e le quali il volgo chiamava “Pezze” …”

Fonte: Le monete di Carlo Borbone in Sicilia col numerale III. Bollettino del Circolo Numismatico Napoletano, n° 1, anno XIII, Gennaio-Aprile 1932. (link all'articolo del bollettino)

5. clicca sull'immagine per ingrandire

Moneta da 12 Tarì del 1735 (dell’Incoronazione). Argento 916, diametro 40 mm, grammi 27,34. Coniata a Palermo.

Si noti la somiglianza dell’effigie del 12 Tarì del 1735 (immagine 5) con quella delle medaglie sopra-citate e riferenti allo stesso avvenimento. Nella medaglia, l’espressione del sovrano appare nelle dimensioni più proporzionate e sorridente mentre nel 12 Tarì il volto appare più serio e di dimensioni maggiori.

Al rovescio . FAVSTO / CORONATIONIS / ANNO . 173S . (1735) . Aquila coronata ad ali spiegate volta a sinistra tra F. N. (queste ultime iniziali del maestro di zecca Francesco Notarbartolo).


Note

[1] Questa medaglia in argento, secondo alcuni studi mirati ad individuare il numero di pezzi apparsi finora sul mercato, complessivamente non sarebbe nota in più di otto esemplari. Gli esemplari in bronzo non sono menzionati in questo articolo perché di grande rarità.

[2] Il Medagliere, avvenimenti al Regno delle Due Sicilie, già Regni di Napoli e Sicilia. 1735-1861. Quarto, Napoli, 2006.

[3] Nella frase tradotta “Il popolo supplichevole aprì la reggia” riferita al motto del rovescio “SVPPLEX PATEFECIT AVLAM” la parola “popolo” è sottintesa.


Bibliografia

  • Orazio. Carmina Liber IV.

  • Colletta Pietro. Storia del Reame di Napoli. Bruxelles, 1847.

  • Ricciardi Eduardo. Medaglie del Regno delle Due Sicilie. II edizione. Napoli, 1930

  • Bollettino del Circolo Numismatico Napoletano, n° 1, anno XIII, Gennaio-Aprile 1932.

  • Varesi. Asta 6. Novembre 1989. Catalogo della vendita. Pavia, 1989.

  • Christie’s. Medaglie del Regno delle Due Sicilie, catalogo della vendita, Roma, 30 Aprile 1992

  • D’Auria Salvatore. Il Medagliere, avvenimenti al Regno delle Due Sicilie, già Regno di Napoli e Regno di Sicilia, 1735-1861. Editore Salvatore D’Auria. Quarto, Napoli, 2006.

  • Varesi. Asta 49.Utriusque Sicilie - parte seconda. Le medaglie. Catalogo della vendita. Pavia, Aprile 2007.


Articolo pubblicato su Cronaca Numismatica, marzo 2010

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